Hai presente quando pensi di aver già assaggiato ogni tipo di caffè possibile? Espresso, lungo, ristretto, macchiato, marocchino, shakerato. Noi siamo stati anche in Colombia e abbiamo assaggiato il rinomato caffè sudamericano, l’oro nero dell’eccellenza. Eppure un giorno abbiamo scoperto che in Calabria, in un piccolo borgo incastonato tra i boschi delle Serre, esiste un caffè particolare, mai provato prima, con un nome che è tutto un programma: il Caffè Certosino di Serra San Bruno.
Il caffè certosino è un piccolo rito locale e, lasciacelo dire, è stata anche una delle scuse migliori per organizzare un’uscita al fresco sulle montagne calabresi con gli amici.
Ti parleremo di monaci certosini, aromi misteriosi, un bar che è diventato un ‘punto di pellegrinaggio’ e curiosità che ti faranno venire voglia di andare a gustare il caffè certosino.

LE ORIGINI DEL CAFFè CERTOSINO
La storia del Caffè Certosino comincia a Serra San Bruno, un piccolo comune calabrese famoso per la sua Certosa, il monastero di clausura fondato da San Bruno di Colonia alla fine dell’XI secolo e ancora oggi luogo di silenzio e contemplazione.
Fin qui tutto molto sacro, direi. Ma tra un rosario e una meditazione, la comunità locale ha trovato il modo di inventarsi un rito profano ma altrettanto suggestivo: il Caffè Certosino.
Il Caffè Certosino è opera di Domenico Scrivo, del Scrivo Lounge Bar a Serra San Bruno. L’idea è germogliata quando un cliente ha detto: “Tutti conoscono il cappuccino… perché non facciamo il ‘Certosino’, visto che qui c’è la Certosa?”. Ed ecco che dal barista nasce l’ispirazione di creare qualcosa di unico, goloso ma con un tocco di territorio. Ha voluto rendere omaggio alla Certosa di Serra San Bruno e ai suoi monaci, che da secoli vivono in silenzio, preghiera e semplicità. Da qui nasce un caffè che richiama il candore delle vesti certosine, la spiritualità e allo stesso tempo la dolcezza calabrese. Non una ricetta antica, ma un’invenzione contemporanea con simboli concreti dentro la tazzina.
La leggenda narra che l’ispirazione sia arrivata proprio osservando i monaci certosini. Non sappiamo se i primi a bere il caffè certosino siano stati proprio i monaci (i documenti ufficiali scarseggiano e, come ogni cosa misteriosa, resta un po’ nel mito) ma ci piace pensare che in quelle notti di veglia i certosini abbiano trovato la loro fonte di energia proprio in questa miscela speciale. Altro che Red Bull.
LA PREPARAZIONE SCENOGRAFICA
Preparare un Caffè Certosino di Serra San Bruno è un piccolo show. Ecco come:
- Si spalma cioccolato bianco lungo le pareti della tazzina trasparente (per evocare la tunica certosina, tutta bianca).
- Poi un cucchiaino di crema alla nocciola sul fondo.
- Si versa il caffè espresso.
- La panna montata fa il suo ingresso trionfale in cima.
- Infine si sbriciola uno “nzullu” (biscotto alle mandorle tipico serrese) sopra la panna
Oggi si parla di turismo esperienziale, di sentirsi parte di un luogo. Beh, il Caffè Certosino di Serra San Bruno è proprio questo: cultura, gusto e territorio in un bicchierino. Il cioccolato bianco, la panna, la nocciola dolce e la croccantezza del nzullu fanno di ogni sorso un’esperienza piena. Il Caffè Certosino è unico perchè puoi gustarlo solo a Serra San Bruno. Non lo trovi in altri bar e non lo prepari a casa (a meno che non ti ordini il comodo cofanetto).
GLI INGREDIENTI E IL LORO SIGNIFICATO
Il Caffè Certosino è costruito come un racconto in cinque strati: purezza (cioccolato bianco), dolcezza terrena (nocciola), energia (caffè), contemplazione (panna), radici locali (nzullu). Te lo spieghiamo più a fondo:
- Cioccolato bianco sulle pareti della tazzina
Rappresenta la tunica bianca dei monaci certosini. La scelta del bianco non è casuale: simboleggia purezza, silenzio e rigore. Quando la tazzina si veste di bianco, diventa la tela su cui si compone tutta l’opera. - Crema di nocciola sul fondo
È la parte più “golosa” e “terrena”. Richiama la natura calabrese fatta di boschi, frutti e raccolti. È l’elemento che lega la spiritualità alla vita quotidiana, il richiamo alla dolcezza che i monaci non vivono, ma che i laici possono concedersi. - Caffè espresso
Il cuore della bevanda, simbolo di energia e concentrazione. È il ponte tra la contemplazione e il risveglio, tra la meditazione e l’azione. In un certo senso, il caffè rappresenta l’elemento che ti rimette in contatto con il mondo, dopo un momento di introspezione. - Panna montata
È la “nuvola” che sigilla la tazzina. La panna richiama l’idea del silenzio ovattato dei chiostri certosini, quell’atmosfera soffice e sospesa che si respira nella Certosa. È anche la parte scenografica, che rende il caffè un piccolo dessert. - Nzullu sbriciolato (biscotto alle mandorle tipico di Serra San Bruno)
È il dettaglio che radica la ricetta nel territorio locale. L’nzullu, dolce povero e tradizionale, simboleggia la semplicità: ingredienti essenziali, sapore autentico, legame con la comunità. È l’elemento che ricorda che dietro l’ispirazione monastica c’è sempre la gente del posto.

Se passi da Serra San Bruno, vai a provare questo piccolo capolavoro. E anche se non lo bevi, almeno sai che esiste: un caffè che è un omaggio alla storia, alla Certosa, e alla bellezza del piccolo artigiano che osa innovare.
E se proprio non riesci a fare una deviazione nell’entroterra calabrese per andare a Serra San Bruno e gustarti il Caffè Certosino nel suo tempio originale, puoi sempre ordinare il cofanetto direttamente dal sito dello Scrivo Lounge Bar e ricrearlo a casa tua.
Noi, per non spoilerare troppo, ti diciamo solo questo: il cofanetto ce l’abbiamo già bello pronto in cucina e a giorni prepareremo anche noi il nostro buon caffè… quindi tieni d’occhio il nostro profilo qui perché ti porteremo il Certosino direttamente nella tua tazzina!
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